Titolo originale: DUNE
Nazione: USA
Anno: 2021
Genere: Avventura, Drammatico, Fantascienza
Durata:  155 min
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Dave Bautista, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Oscar Isaac, Jason Momoa, Zendaya, Josh Brolin, Javier Bardem, David Dastmalchian, Chang Chen
Produzione: Legendary Entertainment
Musiche: Hans Zimmer
Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Trama

Dune, film diretto da Denis Villeneuve, è ambientato in un lontano futuro, controllato da un impero interstellare, nel quale vige una sorta di feudalesimo e ogni feudo è governato da una casa nobiliare. Racconta la storia del giovane Paul , rampollo della casata degli Atreides, che si trasferisce sull’inospitale pianeta Arrakis, noto come Dune, insieme al padre, il Duca Leto, alla madre Lady Jessica e alcuni consiglieri. Leto ha preso in gestione il pianeta nella speranza di scovare un posto sicuro, adatto alla sua famiglia e alla sua comunità. Dune, però, è sotto il mirino di tutte le forze dell’universo, decise a ottenerne il suo dominio per una rarità che cresce solo sul suo suolo. Si tratta di una preziosa risorsa, esistente solo qui, che permette a chi la possiede di sbloccare il più grande potenziale umano; infatti, chi assume questa spezia può viaggiare nello spazio, ottenere capacità sovrumane e può vivere più a lungo. L’estrazione di questa materia prima, però, non è ostacolata soltanto dai vari nemici di Leto, che cercheranno di tendergli più di una trappola, ma anche da enormi vermi della sabbia e dai Fremen, popolo nativo di Dune, che abita i deserti più profondi del pianeta. Inoltre, il controllo esclusivo di questa materia prima scatenerà una vera e propria guerra, ma solo chi riuscirà a superare le proprie paure e a sopravvivere su Dune potrà ottenete la sostanza più ambita dell’universo. Il giovane Paul, ignaro del suo destino, si ritroverà al centro di questo scontro, nel corso del quale compirà grandi gesta.

Recensione

Denis Villeneuve prende da Frank Herbert e plasma una fantascienza antropologica e sensitiva: Fuori Concorso, con ampi meriti.

Non più umanista come in Arrival (2016), bensì antropologica ed etnografica, magica e sciamanica: Denis Villeneuve trova nuovi attributi alla fantascienza qui e ora con Dune, la prima parte del dittico che adatta il celebre romanzo sci-fi del 1965 di Frank Herbert.

Si era già cimentato David Lynch nel 1984 con esiti controversi, ci aveva già provato Alejandro Jodorowski senza concludere, ma a Villeneuve non tremano i polsi: la sua trasposizione è avvincente, poderosa, sottile e febbrile, dal 16 settembre la troveremo in sala con Warner Bros., dopo questa anteprima mondiale alla Mostra di Venezia.

Fuori concorso, ma potrebbe competere senza patemi per il Leone: dalla fotografia (Greig Fraser) ai costumi (Jacqueline West), dalla scenografia (Patrice Vermette) alle musiche (Hans Zimmer), dai fondamentali effetti visivi (Paul Lambert) a quelli speciali (Gerd Nefzer), tecnicamente è indiscutibile – e chissà per quanti Oscar concorrerà – ma la sceneggiatura, co-firmata dallo stesso Villeneuve, e le prove attoriali, a partire dal protagonista Timothée Chalamet, conducono in un’altra dimensione, a una guida galattica per autori dentro il Sistema, a un guadagno poetico che è ben più della somma dei dipartimenti.

Nel cast all star Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, nonché Charlotte Rampling, Jason Momoa e Javier Bardem, Dune inquadra il viaggio dell’(anti)eroe Paul Atreides, garibaldino per raddoppio, sensitivo per facoltà, prescelto per missione: Chalamet gli concede silhouette, fremiti e sofferenza come si conviene, riuscendo a triangolare tra fede, istinto e destino, ovvero sangue, natura e libero arbitrio con agio ed eleganza.

Villeneuve fa di Herbert un apologo dell’adattamento, del cambiare o morire, portando sul grande schermo un’epopea tanto conflittuale, gli Atreides e gli Arkonnen, quanto subliminale, tanto tonitruante – ma mai fracassona – quanto centripeta, in cui il carburante si dice spezia ma si vuole sogno. Il senso del regista canadese per la fantascienza è la premonizione e l’empatia, doti che ne plasmano anche gli effetti visivi: la scala di grandezza non è titanica, ma irrimediabilmente umana, questo Herbert echeggia tanto Shakespeare che i mondi possibili, tanto l’antropologia visiva che la guerra di mondi.

È un film rotondo, pieno, equilibrato, malgrado la seconda parte sia meno drammaturgicamente solida della prima, ed è un film dal passo lungo, e non solo per il sequel in cantiere: si prova demiurgo Villeneuve, firmando con Herbert una science fiction adulta, fascinosa, calibrata e risuonante.

Di Chalamet abbiamo detto, il passo a due alchemico con Rebecca Ferguson, ovvero la madre Lady Jessica, è sapido e alchemico, bene anche Zendaya nei panni dell’indigena Fremen Chani, che prenderà il comando nel secondo capitolo, mentre sia Momoa (Duncan) che Brolin (Gurney)  e Bardem (Stilgar) sanno andare oltre la mera muscolarità, per tacere di Isaac, il Duca padre di Paul, che ha uno spin crepuscolare.

Quantità e qualità, dimensioni e sentimento, Dune ha tutto per lasciare il segno nella fantascienza d’inizio Terzo Millennio.

Federico Pontiggia – cinematografo.it