Madre Paralelas
Titolo originale: Madres paralelas
Nazione: Spagna
Anno: 2021
Genere: Drammatico
Durata:  120 min
Regia: Pedro Almodóvar
Cast: Rossy De Palma, Penélope Cruz, Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón, Israel Elejalde
Produzione: El Deseo con la partecipazione di RTVE e Netflix
Distribuzione: Warner Bros Italia

Trama

Compagne di ‘gravidanza’ in una clinica di Madrid, Janis e Ana diventano madri lo stesso giorno. Janis è una fotografa affermata, Ana un’adolescente anonima. La nascita di due bambine crea un legame forte che evolve in maniera simmetrica. Janis ha deciso di crescere da sola la figlia che l’amante, un antropologo forense, non ‘riconosce’ come sua, Ana, ‘abbandonata’ dai genitori sempre altrove, fa altrettanto. Ma il destino è dietro l’angolo e finirà per incontrarle di nuovo dentro una Spagna che fa i conti col passato e il DNA nazionale…

Trailer

Recensione

Gran ritorno del cineasta spagnolo che ritrova l’energia di un tempo nel filmare il dolore e riapre le cicatrici della Storia. Travolgenti Penélope Cruz e soprattutto Milena Smit. Ci sono le lacrime, i sorrisi, gli abbracci. Non sono però più quelli di un melodramma appassionatamente cinematografico che spesso ha segnato il cinema di Almodóvar. I colori accentuati degli interni, degli oggetti, dei vestiti, definiscono ancora gli ambienti e il look delle protagoniste. Ma con Madres paralelas la carne torna a respirare e il cuore a battere. Il nuovo film del regista spagnolo, in concorso alla 78° Mostra di Venezia, ritrova l’intensità delle figure femminili di Il fiore del mio segreto e Tutto su mia madre. In ogni primo piano su Penélope Cruz e di Milena Smit, accecante scoperta da Almodóvar dopo averla vista nell’action Non uccidere dove è stata candidata come miglior attrice rivelazione al Premio Goya e nella serie Netflix Alma, c’è dentro tutta la loro sofferenza, passione e tracce della storia della loro vita.Si, si può raccontare tutta una vita, partendo da incontri occasionali. Si comincia con quello tra Janis (Penélope Cruz) e Arturo (Israel Elealde), antropologo forense che si deve occupare dell’apertura della tomba dove è stato sepolto il bisnonno assassinato durante la guerra civile spagnola. E poi c’è quello in cui Janis incontra l’adolescente Ana (Milena Smit) nelle corsie d’ospedale dove sono entrambe in attesa di una bambina. Dopo la loro nascita, restano in contatto. Poi le circostanze della vita le avvicineranno ancora di più.Le ombre della morte attraversano da tempo il cinema di Almodóvar e si sono manifestate in modo ancora più visibile nel precedente Dolor y gloria. Madres paralelas non si chiude però solo dentro la dimensione più privata. Anzi, la nostra storia è indissolubilmente legata alla storia di altre persone. Possono essere familiari che non abbiamo mai incontrato. O anche perfetti sconosciuti. In ogni dialogo c’è però una spinta incontrollata, una voglia di scoprire sé stessi attraverso gli altri. Nella scena in cui Janis e Ana si rivedono al tavolino di un bar all’aperto, c’è già il bisogno, anzi il desiderio, di incrociare le proprie storie anche dai semplici sguardi.Madres paralelas parla di maternità, ma anche di madri imperfette. Di paure, di conflitti mai risolti, di voglia di recuperare il tempo perduto senza però rinunciare alla propria carriera come la madre di Ana (Aitana Sánchez-Gijón) che ottiene il ruolo che ha sempre desiderato come attrice di teatro e abbandona di nuovo la figlia per andare un tournée con la compagnia. Dopo l’inizio, il film scioglie gradualmente tutti i nodi narrativi e porta spesso i personaggi faccia a faccia, nei loro primi piani, nei cromatismi rossi (il maglione di Janis ma anche porte, borse) dove scorre tutto il sangue del suo cinema.È un film che si mette in gioco, che parla dei danni del regime di Franco e delle colpe del passato. Cerca un controllo, prima di tutto formale, poi si lascia andare. Basta un contatto, uno sguardo, una canzone di Janis Joplin. Ed esplode in uno dei finali più politici del suo cinema citando nei titoli di coda una frase dello scrittore uruguagio Eduardo Galeano. Lo fa stavolta senza nessuna voglia di citar(si) addosso.. Non c’è solo, il cinema, il teatro, la letteratura, la fotografia che in Madres paralelas ha un peso decisivo. Le sue protagoniste tornano a rivivere, a danzare, a sperare ogni volta che si apre quella porta. Quella del cinema di Almodóvar stavolta è spalancata, anche negli slanci passionali prima che nelle scene di sesso. Da tempo non appassionava ed emozionava così. Simone Emiliani– www.sentieriselvaggi.it

Curiosità

Film di apertura, in Concorso al Festival di Venezia 2021.
Premio Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Penélope Cruz.
Dopo aver censurato un post contenente il poster di Madres paralelas, il nuovo film di Pedro Almodóvar, Instagram ha pensato bene di scusarsi con il regista spagnolo. La locandina, in pieno stile almodovariano, mostra infatti un capezzolo femminile da cui esce una goccia di latte. La scelta sembra legittima, visto che nel film si parla di maternità.

Il disegnatore del poster, che si chiama Javier Jaén, ha postato sulla sua pagina Instagram il manifesto. L’indomani si è accorto che era stato rimosso. Ovviamente è rimasto molto deluso, ma si aspettava un simile gesto. E invece Instagram ha avuto un ripensamento, e i vertici si sono così espressi un una email inviata alla Associated Press:  “Facciamo delle eccezioni e permettiamo le immagini di nudo in determinate circostanze, per esempio in presenza di un chiaro contenuto artistico. Abbiamo quindi rimesso i post contenenti il poster del film di Almodóvar e ci scusiamo sentitamente per la confusione che abbiamo causato.”