Proiezioni

Mercoledì 1 maggio: ore 16,00 – 18,30 – 21,00
Venerdì 3 maggio: ore 21,00
Sabato 4 maggio: ore 21,00
Domenica 5 maggio: ore 16,00 – 18,30
Domenica 5 maggio: ore 21,00
in lingua originale con sottotitoli italiani
Mercoledì 8 maggio: ore 21,00

Titolo originale: Challengers
Nazione: USA
Anno: 2024
Genere: Drammatico
Durata: 2 ora 11 minuti
Regia: Luca Guadagnino
Cast: Zendaya, Josh O’Connor, Mike Faist
Produzione: Pascal Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer, Frenesy Film
Distribuzione: Warner Bros.

 

 

 

 

 

 

Trama

Tashi Duncan (Zendaya) è una tennista prodigio che deve abbandonare il campo per infortunio ma che, diventata allenatrice, ribadisce di essere una forza della natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. La vedremo occuparsi della carriera sportiva del marito, il fuoriclasse Art (Mike Faist, già visto in West Side Story). Quest’ultimo, dopo una serie di sconfitte, si iscrive al Challenger, un torneo di basso livello nell’ambito del circuito professionistico, e qui si ritrova a dover gareggiare contro l’ex fidanzato della moglie Patrick (Josh O’Connor, il principe Carlo nelle stagioni 3 e 4 di The Crown). Questa era la strategia di Tashi: per la redenzione del marito serve uno scontro sul campo con Patrick, che un tempo era anche il suo migliore amico. Mentre passato e presente si scontrano, la tensione sale e Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della vittoria…

Trailer

L’intervista

LUCA GUADAGNINO: «CHALLENGERS È UN FILM ANIMATO DALLA VOGLIA DI GIOCARE DI TUTTI NOI
Il regista e il cast di Challengers raccontano la genesi del film

lunedì 22 aprile 2024 – Incontri
“È veramente difficile, al giorno d’oggi, raccontare al cinema una storia di relazioni adulte e di sesso: e io ne avevo le scatole piene!”, esordisce durante un incontro con la stampa internazionale Amy Pascal, produttrice (insieme a Zendaya) di Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino. “E non riesco a pensare ad un regista migliore di Luca per far tornare di moda questo tipo di film”. Del resto è stata proprio Pascal a portare a Guadagnino il copione dello scrittore e drammaturgo Justin Kuritzkes, autore anche dell’adattamento del racconto “Queer” di William S. Burroughs, che sarà la prossima regia di Guadagnino.
“Io e Amy ci siamo corteggiati per anni sperando di poter lavorare insieme: fra noi c’è sempre stata una tacita storia d’amore”, dice il regista sorridendo. “Quando mi ha mandato la sceneggiatura di Challengers stavo lavorando ad un altro progetto e non avevo tempo per leggerlo, ma lei mi ha tempestato di telefonate, letteralmente ogni mezz’ora. Alla fine l’ho letto nelle pause di lavoro e l’ho trovato fantastico, con tre magnifici protagonisti e una struttura così cinematografica che ho chiamato Amy e le ho detto subito di sì. Il fatto poi che Zendaya abbia accettato il ruolo della tennista Tashi Duncan e si sia proposta anche come coproduttrice è stato decisivo. Infine hanno completato il quadro due grandi attori come Josh O’Connor e Mike Faist.”

“Anche io ero su un set quando Amy Pascal mi ha proposto Challengers: stavo girando la serie Euphoria, e tutti sanno che quando lavoro resto concentrata totalmente e non accetto distrazioni”, ricorda Zendaya. “Ma appena ho letto il copione me ne sono innamorata e allo stesso tempo spaventata a morte, perché non assomigliava a nient’altro che avessi interpretato prima: faceva ridere ma non era una commedia, c’erano momenti drammatici ma non era un dramma, si parlava di tennis ma non era uno sport movie. E quando qualcosa mi spaventa in quel modo mi dico: forse è il caso di interpretarlo.”
Il fatto che fosse Luca Guadagnino a dirigerlo è stato per Zendaya un altro forte incentivo. “Sono una sua superfan da molto tempo e ci eravamo già incontrati ad una cena in cui era stato gentilissimo con me, aiutandomi a trovare un’opzione vegetariana in un ristorante italiano, dato che non parlo la sua lingua. Per Challengers ci siamo rivisti via zoom, abbiamo chiacchierato a lungo e ho capito che aveva la mia stessa comprensione della storia e dei personaggi: siamo entrati subito nei dettagli del mio, fino a discutere di quale crema per il corpo Tashi avrebbe usato prima di andare a dormire!”

“Avevo conosciuto Luca tempo fa e avevamo parlato della possibilità di lavorare insieme”, le fa eco Josh O’Connor, che in Challengers ha il ruolo di Patrick, il tennista che contende all’amico Art le attenzioni di Tashi. “Avevo addirittura già letto il copione, perché lo sceneggiatore Justin Kuritzkes me l’aveva fatto vedere un paio di anni prima, quando ero appena arrivato a New York e la mia agente, dato che mi sentivo solo ed ero in cerca di amici, ci aveva presentati. All’inizio non sapevo se sarei stato in grado di interpretare il personaggio di Patrick, così sicuro di sé e così diretto. Patrick accetta fino in fondo le sue debolezze e i suoi difetti, le sue paure e le sue insicurezze – al contrario di me. Ma Luca è stato molto paziente, ha saputo mettermi a mio agio attraverso un lungo processo di preparazione in cui ho dovuto provare a tirare fuori da me le caratteristiche del ruolo senza nasconderle come farei io, perché Patrick non nasconde niente di sé”.

“La caratteristica di Art che mi aveva subito colpito era la paura di essersi disamorato della sua passione, e la sua intensa nostalgia per la purezza e la trascendenza che aveva provato agli inizi”, ricorda Mike Faist, che ha il ruolo del campione Art, sposato a Zendaya ma preoccupato di perderla, così come di aver perso l’interesse per il tennis. “Questo può succedere anche a noi attori, per questo andiamo sempre in cerca di progetti che possano farci provare qualcosa che non abbiamo mai espresso prima. Fin da subito ho capito perfettamente il personaggio di Art, e allo stesso tempo mi ha fatto paura: ma come sempre la paura è un ottimo motivatore. Non conoscevo Luca, ci siamo incontrati per la prima volta via zoom, lui in Italia e io in Ohio. E quando ho fatto il provino a Londra pensavo di non averlo superato, invece Luca mi ha richiamato e mi ha invitato a pranzo, convincendomi ad accettare”.
“Il cinema è fatto di rapporti umani, di relazioni, e così è stato con Zendaya, Josh e Mike”, dice Guadagnino. “Io sono un maniaco del controllo, per questo in genere non mi piace molto stare sui set: ma quello di Challengers è stato veramente divertente, perché animato dalla voglia di giocare di tutti noi”.
Zendaya ha avuto il ruolo più difficile, perché Tashi Duncan non è necessariamente simpatica, e alle anteprime molti l’hanno identificata come la cattiva della storia – anche se quel tipo di cattiva che il pubblico ama odiare. “Sapete una cosa? È stato piacevole interpretare un personaggio femminile cui non frega niente di piacere, e che non è interessata a chiedere perdono: è stata una delle caratteristiche che mi hanno spinta ad accettare il ruolo!”, afferma l’attrice. “La gente ama giudicare il prossimo, ma è difficile farlo con Tashi, perché io stessa ad ogni successiva visione – e da coproduttrice ho rivisto il film tante tante volte”! – ne avevo un’impressione diversa, così come cambiavo idea su chi fossero Patrick e Art.
Challengers ti fa vivere accanto a loro tre e ti consente di imparare qualcosa di nuovo su ognuno tramite ogni piccola svolta della storia. Ed è questa la bellezza del film: ti spinge a empatizzare con i personaggi, invece di limitarti a giudicarli”.

Paola Casella mymovies.it

Recensione

GUADAGNINO DIRIGE UN’ESPLORAZIONE – MALIZIOSAMENTE – SEDUTTIVA DEL DESIDERIO. CHE RIMBALZA COME UNA PALLINA DA TENNIS

Art e Patrick sono amici da quando avevano 12 anni, ed entrambi giocano a tennis sognando una carriera da professionisti. Ma quando in campo scende Tashi, la giocatrice più brillante della sua generazione, la loro amicizia viene messa alla prova dalla competizione per le sue attenzioni. Anni dopo, quando Art, che nel frattempo è diventato una star del tennis (ma sta ancora inseguendo il sogno di vincere gli US Open), partecipa a un challenger, ovvero un incontro di livello inferiore nel mondo dei tornei professionistici, si trova di fronte proprio Patrick, che nel frattempo si è perso per strada, riducendosi a dormire nella sua automobile. E sarà sempre Tashi l’ago della bilancia fra quei due sfidanti che “potrebbero essere contendenti”, parafrasando il Marlon Brando di Fronte del porto, ma potrebbero invece soccombere alla loro tendenza a tirarsi la zappa sui piedi.

In realtà gli sfidanti sono tre, perché comprendono Tashi, la giovane donna volitiva e carismatica che sente il bisogno di controllare tutti e tutto – in primis i propri desideri.

Challengers, scritto dal drammaturgo e romanziere Justin Kuritzkes e diretto da Luca Guadagnino, è una esplorazione geometrica del desiderio che rimbalza come una pallina da tennis e colpisce gli avversari a 200 chilometri all’ora, quasi la velocità del proiettile.

Il triangolo non è l’unica geometria possibile, perché le figure si compongono e ricompongono in modo diverso.

Si fa prima a dire quello che Challengers NON è, a cominciare da “un film sul tennis”, perché Guadagnino racconta lo sport da profano, cominciando col togliergli una delle sue caratteristiche primarie, ovvero il silenzio durante i match, che il regista invade di musica elettronica (firmata da Trent Reznor & Atticus Ross, quelli di The Social Network) pulsante come il battito del cuore di due amici-rivali che solo sul campo riescono a veicolare i propri impulsi più profondi: non a caso il primo riff in scena richiama quello di “I feel love” di Giorgio Moroder. Del resto, come dirà Tashi, “il tennis è una relazione”, e Guadagnino lo usa in questa valenza: il fatto stesso di scegliere quello sport supremamente solitario e isolante per raccontare le regole (scorrette) dell’attrazione è intenzionalmente sovversivo.

Anche le inquadrature – i primissimi piani, le riprese fortemente inclinate o dal basso, come se i giocatori corressero sul vetro, o infine le soggettive, persino quelle della pallina – escono dal tradizionale racconto visivo del match di tennis e sono molto lontane anche da altre interpretazioni cinematografiche come Borg McEnroe o John McEnroe – L’impero della perfezione, ma più vicine al cinema di Sergio Leone, in particolare ai suoi duelli western. Quello che è realistico è invece l’universo fortemente brandizzato in cui si muovono i tre challenger, inconsapevoli di essere usati da un marketing che fa di loro eroi da detronizzare al primo fallimento. In questo senso Challengers sta al tennis come The Dreamers stava al ’68: entrambi si muovono su sfondi apparentemente secondari rispetto alle tensioni fra i tre protagonisti, e in realtà determinanti nella costruzione dei loro destini futuri.

Tuttavia Challengers NON è neanche un romance, nel senso che non racconta i sentimenti ma, appunto, le pulsioni – sessuali, di rivalsa, di autoaffermazione – e i “pensieri stupendi” che animano tre individui intenti a definire il proprio ruolo in modi antitetici. Anche le scene più intime non raccontano infatti un abbandono emotivo ma l’affermazione di un rapporto di potere, come quello dei cani in un cortile: c’è chi domina e chi subisce, chi combatte per essere riconosciuto come top dog e chi china il capo (attenti a dove si trovano le teste dei personaggi dopo le scene di sesso) sottomettendosi simbolicamente al più forte, magari per non perderne le attenzioni. Il film di Guadagnino NON è nemmeno una celebrazione agiografica dell’omosessualità, che è invece continuamente ironizzata (vedi la citazione orale e visiva di banane, churros, manici di racchetta e membri maschili in situazioni beffarde).

Guadagnino tiene desta l’attenzione del pubblico non tanto attraverso la tensione erotica fra i tre quanto attraverso l’abilità con cui manipola le relazioni fra i personaggi, che oscillano fra il materno, il fraterno e il trasgressivo. Anche la più adamantina fra i tre, Tashi, si rivela fragile davanti a chi la confronta con la verità su se stessa: l’interpretazione di Zendaya, un’attrice di cui è “impossibile non innamorarsi”, la salva sul ciglio del baratro della misoginia, così come con la sua espressione finale – che dovrebbe durare qualche secondo più a lungo, o addirittura trasformarsi in un freeze frame – e il suo grido “come on” – che speriamo venga tradotto con la giusta comprensione del suo significato – fanno di lei la divinatrice della “morale” della storia.

Challengers ha fragilità strutturali di cui tenere conto, come una timeline che rischia di confondere gli spettatori con i suoi continui balzi avanti e indietro nel tempo (suggerimento per il pubblico: tenere il taglio di capelli di Zendaya come punto di riferimento temporale), o l’assenza del primo incontro a due fra Tashi e Patrick, che renderebbe più comprensibile ciò che accade più avanti. Ma nella sua voglia di giocare con la natura volubile e feroce del desiderio e con le dinamiche del dominio e della sottomissione, Challengers ha in sé qualcosa di ludicamente, e maliziosamente, seduttivo.

Paola Casella – mymovies.it

Prezzi

BIGLIETTO INTERO € 7,50
BIGLIETTO RIDOTTO € 6,00

_ BAMBINI da 4 a 12 anni
_ ADULTI oltre 60 anni
_ PORTATORI DI HANDICAP
_ GIORNALISTA, dietro presentazione di tesserino
_ MILITARI
_ TITOLARI tessera ANEC – UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo)
_ il MERCOLEDÌ (escluso festivi e prefestivi, e nel giorno di uscita di un film): per TUTTI
_ il VENERDÌ (escluso festivi e prefestivi) per i soci i possessori di:
a) tessera “Vieni al cinema” con di foto di riconoscimento oppure senza foto purché accompagnata da tessera dell’Ente
b) tessera ACI (Automobile Club d’Italia)
c) card Cultura del comune di Imola
d) tesserati Azione Cattolica (adulti, giovani e giovanissimi)

BIGLIETTO OMAGGIO

ACCOMPAGNATORE DI PORTATORE DI HANDICAP
BAMBINI fino a 3 anni
POSSESSORI DI TESSERA DEGLI ESERCENTI SALA CINEMATOGRAFICA (AGIS-ACEC, AGIS-ANEC, ANEM..)
POSSESSORI DI TESSERA ‘EUROPA CINEMAS’