Proiezioni
Venerdì 4 febbraio: ore 21,00
Sabato 5 febbraio: ore 21,00
Domenica 6 febbraio: ore 15,30 – 18,15 – 21,00
Mercoledì 9 febbraio: ore 21,00
N.B.: Capienza 100%. Super Green Pass e mascherina FFP2 obbligatori.
Titolo originale: Nightmare Alley
Nazione: U.S.A., Messico
Anno: 2021
Genere: Drammatico, thriller, noir
Durata: 150 min
Regia: Guillermo Del Toro
Cast: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette
Produzione: Fox Searchlight Pictures
Distribuzione: Walt Disney Pictures Italia
Trama
Un giostraio ambizioso con un talento per manipolare le persone con poche parole ben scelte inizia una relazione con una psichiatra che si rivela essere ancora più pericolosa di lui.
Trailer
Recensione
La fiera delle illusioni è il ritorno del miglior Guillermo Del Toro
Non ha bisogno di inseguire il proprio stereotipo per girare un film di eccezionale fattura e misterioso fascino, in cui non risparmia niente a nessuno
Gabriele Niola– www.wired.it
L’intervista a Guillermo del Toro (da Film Tv)
Venghino signori venghino – Intervista a Guillermo del Toro che voleva farti leggere è questo:
«Non sono più un outsider ma sono ancora uno weirdo», ovvero “uno stramboide”, “un eccentrico”: così si definisce Guillermo del Toro, mentre ci racconta come ha dato vita a quello che, per chi scrive, è il suo miglior film sinora, ossia La fiera delle illusioni – Nightmare Alley, tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham. Essere un regista weirdo, ci spiega, vuol dire «non prendere mai la strada più facile ed essere così ambizioso da fare quello che è un film d’epoca, ma anche completamente fantastico nell’atmosfera».
Ambizioso anche come budget, raddoppiato rispetto a quello di La forma dell’acqua – The Shape of Water, e con un cast interamente di star.
In realtà il budget non è mai abbastanza: anche quando la cifra è alta senti che per avere completa libertà ci sarebbe voluto di più. In questo caso avevo 60 milioni di dollari, ma me ne sarebbero serviti 100. È sempre così; probabilmente se un regista si ritrova ad avere davvero un budget sufficiente sta sbagliando qualcosa nel suo lavoro! Io temo che il successo sia un veleno, quindi ogni volta come film successivo scelgo quello più lontano possibile dal precedente.
Come è nata l’idea di adattare il romanzo?
Ho iniziato a concepire il film negli anni 90, quando io e Ron Perlman stavamo vedendo Il figlio di Giuda e lui disse «c’è un personaggio simile a questo che vorrei interpretare»; si riferiva a Stanton. Non potemmo farlo allora, ma l’idea è rimasta, e io e Kim (Morgan, moglie di Del Toro e co-sceneggiatrice, ndr) volevamo provare a scrivere insieme. Non solo siamo sopravvissuti al lavoro in coppia, ma in era pandemica perdipiù, e in completa armonia, perché condividiamo l’amore per la letteratura e per il cinema. Kim, però, avrebbe voluto un film più lungo: il libro è un affresco, un’esplorazione junghiana del sé, è come se tutte le parti del cervello del protagonista parlassero tra di loro. Per me, invece, era necessario concentrarsi su un aspetto solo, volevo provare a ritrarre Stanton, perché credo che un po’ di lui sia vivo in ognuno di noi, oggi. O che conosciamo qualcuno di simile a lui. Il libro di Gresham appartiene all’epoca che ha poi prodotto la letteratura hard boiled, che esprime lo scontro fra il Sogno americano idealizzato e la realtà brutale della vita urbana: libri come Il giorno della locusta, Non si uccidono così anche i cavalli?, Signorina cuorinfranti, Il figlio di Giuda, appunto, parlano dell’Incubo americano, piuttosto che del Sogno. Lo stesso vale per la pittura di quell’epoca, riferimento importante per il film: Thomas Hart Benton, Grant Wood, Andrew Wyeth, Edward Hopper.
Bradley Cooper, nei panni di Stanton, dà una delle sue prove migliori: come avete costruito l’ambiguità del suo personaggio?
Bradley ha un’aria da protagonista degli anni 40, c’è sempre un punto interrogativo sulla sua aura di divo; il suo personaggio, Stanton, per me è molto commovente, non deve piacere, ma può essere compreso. Le narrazioni oggi sono spesso semplicistiche nello scindere il bene e il male, ma entrambe le cose convivono in tutti noi, possiamo essere santi e stronzi. Il patto tra me e Bradley era di costruire un personaggio di cui potessimo capire il percorso anche senza approvarne le scelte, non volevo sposare il puro noir, un genere che esprime un forte giudizio morale.
A proposito di noir: la prima trasposizione del romanzo, quella di Goulding del 1947, era un noir classico, di ammonimento per gli americani del Dopoguerra che puntassero troppo in alto. Oggi, invece, come può parlare il romanzo al pubblico contemporaneo?
Ogni noir rappresenta l’epoca in cui è stato realizzato: il disincanto del Dopoguerra con Robert Mitchum, il disincanto del post Vietnam con Elliott Gould… Questo mio film parla di un momento di enorme ansia per il genere umano: un momento in cui le basi della dialettica tra verità e bugia si stanno disintegrando, e in cui vediamo e leggiamo solo le cose che confermano ciò in cui già crediamo. La politica populista, la fame di sempre più click, più follower, più soldi, più fama… Quello che sento, come narratore di storie, è che per molti versi l’apocalisse è già avvenuta e noi stiamo solo rimettendoci in pari. Non ho grande ottimismo per il genere umano. Come dico sempre: per me i mostri più spaventosi sono gli umani, e questo è il mio tentativo di ribadirlo in un modo più controllato, austero ed elegante di quanto abbia mai fatto finora.
Il suo film precedente, La forma dell’acqua, era una storia d’amore. Questo mi pare un film sull’opposto dell’amore: la paura.
Sono vecchio abbastanza da sapere questo: quando odi te stesso chiunque intorno a te è uno specchio di ciò che detesti; mentre quando non odi te stesso, chiunque è una finestra aperta su qualcos’altro. Alle radici di La fiera delle illusioni c’è l’idea che ogni cosa orribile derivi dalla paura; oggi stiamo tutti operando in un sistema chiuso in cui leggiamo, guardiamo, ascoltiamo solo cose che ci rendono ancora più separati dagli altri. Il film, invece, ci chiede di provare a capire l’imperfezione, di perdonarla, di seguire un personaggio che fa cose orrende provando comunque compassione per lui. È proprio lì che si distacca da un noir, e diventa altro. Stanton è vuoto, non può sentire se stesso perché c’è un grosso buco nel suo cuore, e tutti noi stiamo esistendo un po’ allo stesso modo, oggi. Non credo che il film sarà molto popolare, perché è come se reggesse uno specchio davanti a noi.
Prezzi
BIGLIETTO INTERO € 7,00
BIGLIETTO RIDOTTO € 5,00
• BAMBINI da 4 a 12 anni
• ADULTI oltre 60 anni
• PORTATORI DI HANDICAP
• GIORNALISTA, dietro presentazione di tesserino
• MILITARI
• il MERCOLEDÌ (escluso festivi e prefestivi, e nel giorno di uscita di un film): per TUTTI
• il VENERDÌ (escluso festivi e prefestivi) per i soci i possessori di:
a) tessera “Vieni al cinema” con di foto di riconoscimento oppure senza foto purché accompagnata da tessera dell’Ente
b) tessera ACI (Automobile Club d’Italia)
c) card Cultura del comune di Imola
d) tesserati Azione Cattolica (adulti, giovani e giovanissimi)
BIGLIETTO OMAGGIO
ACCOMPAGNATORE DI PORTATORE DI HANDICAP
BAMBINI fino a 3 anni
POSSESSORI DI TESSERA DEGLI ESERCENTI SALA CINEMATOGRAFICA (AGIS-ACEC, AGIS-ANEC, ANEM..)
POSSESSORI DI TESSERA ‘EUROPA CINEMAS’